Terra dei venti

Descrizione prodotto

“Lo sconosciuto più conosciuto della letteratura di lingua tedesca”
Gerhard Meier ha trascorso la sua intera esistenza, dal 20 giugno del 1917 al 22 giugno del 2008, a Niederbipp, il villaggio di cinquemila anime, ai piedi del Giura, che egli ha celebrato con il nome di Amrain nella sua opera maggiore, Baur und Bindschädler. Amrainer Tetralogie (Baur e Bindschädler. Tetralogia di Amrain).
La sua scelta per un’esistenza appartata, nel segreto di un luogo sconosciuto, è tutta contenuta in una scrittura che egli stesso definisce “ein bisschen daneben”, un po’ discosta, aggiungendo subito una constatazione e una domanda: “anche la vita a volte è altrove. Forse nel fruscio delle pianure russe?”
Nella prospettiva obliqua privilegiata dalla scrittura di Gerhard Meier, il microcosmo Amrain (am-Rain: “sul ciglio”) confina con spazi immensi, lascia intravedere grandi lontananze, a volte chiamate per nome: le grandi pianure russe, i paesaggi nordici, immobili e luminosi, o il cosmo. La scelta della marginalità significa per Meier l’adesione a un principio di spiritualità, individuabile nel valore positivo della  debolezza”, che egli, con una semplicità che può risultare sorprendente, riconosce senz’altro nel cristianesimo, o meglio nei “cristiani”.

La “terra dei venti” che presta il titolo al quarto romanzo della tetralogia Baur und Bindschädler, è l’isola di Rügen, la terra d’origine della  madre di Kaspar Baur. Il viaggio nell’isola di Rügen, descritto dallo stesso Kaspar Baur in una lettera, nell’epilogo del romanzo, conclude, come meta di una ricerca dell’origine (della propria origine), una narrazione condotta nel segno della gratitudine, o forse della devozione, alla vita.  L’isola di Rügen e i grandi spazi del Baltico, la prospettiva della lontananza, luminosa e profonda dei paesaggi di Caspar David Friedrich
(il pittore dell’isola di Rügen), emergono continuamente dallo sfondo su cui si svolge la narrazione di questo romanzo che, come sembra di
poter dire in generale della narrativa di Gerhard Meier, ha l’ambizione di parlare “di nulla”.