Né l’impegno volontaristico delle ideologie marxistiche, movimentistiche e cattoliche, da un lato, né l’empirismo metodologico delle scuole neo-illuministiche (Della Volpe, Abbagnano, Bobbio), dall’altro, hanno mai riconosciuto i vincoli universalistici della ragione pratica kantiana.
Per un verso, si punta ancora sulla vecchia metafisica dialettica della storia, per cui la forza del negativo (della devianza, della protesta sociale, della trasgressione) produrrebbe automaticamente il progresso (in questo senso è ancora la lotta di classe a legittimare la democrazia e non viceversa). Per l’altro verso, qualunque pretesa di trascendenza normativa, universalismo pratico, fondazione razionale, è vista come dogmatica e reazionaria (in questo senso Bobbio diceva che compito dell’intellettuale è “seminare dubbi”). Insomma: la giustizia resta cognitivamente “insondabile” e praticamente affidata alla forza (invece che cognitivamente “inesauribile” e politicamente affidata alla democrazia) e i vincoli di legittimità restano “convenzionali” (castelli di carte soggetti ai venti della storia, invece che razionalmente fondati).
Parte prima
Per un positivismo democratico
1.I contenuti etici della democrazia habermasiana. 2.Un saggio di Habermas su Löwith. 3.Il dibattito Denninger-Habermas sulla costituzione. 4.Diritto ostituzionale versus diritto egemonico.
Parte seconda Per un riformismo spregiudicato
5.Lotte di riconoscimento nella società democratica. 6.La revisione di Habermas nella prefazione del 1990. 7.Recuperare le religioni per rilanciare la democrazia. 8.Senza religioni, niente democrazia.
Parte terza Il postmodernismo democratico (stat pro ratione voluntas).
9. Il nazionalismo umanitario di Thomas Mann. 10.I fondamenti del diritto: Günther versus Teubner. 11.Gunther Teubner: costituzionalizzare il politeismo. 12.L’affetto antimoderno di Michel Foucault.
Informazioni aggiuntive
ISBN
9788889909676
Autore
Leonardo Ceppa
Anno
2009
Pagine
269
Casa Editrice
Trauben
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