Socialista convinto, antinuclearista, grande critico del capitalismo e della società dei consumi, J.B. Priestley (1894-1984) ha partecipato al dibattito pubblico del suo tempo più di ogni altro drammaturgo. Priestley credeva nel teatro come veicolo di idee, luogo di coesione sociale e strumento educativo. Le sue opere, impegnate ma al contempo accattivanti, rimanevano in cartellone per mesi nei teatri del West End. Al filone politico-sociale s’intreccia il tema del Tempo, centrale in tutta la sua opera. Influenzato dalla teoria della relatività di Einstein, Priestley rifiuta la nozione newtoniana di tempo assoluto e uniforme che si è imposta dopo la Rivoluzione Industriale. La sua ricerca di un’idea diversa di Tempo è dunque anche la critica a un modello culturale ed economico che ha arbitrariamente appiattito l’uomo su talune priorità, impedendo lo sviluppo delle sue enormi potenzialità e la ricerca di un modello economico e sociale alternativo. Nelle sue “Time Plays”, tra cui la celeberrima Time and the Conways, Priestley applica recenti teorie del Tempo così da portare il pubblico a sperimentare in prima persona un Tempo “altro”. L’interesse di Priestley per la quarta dimensione è dettato dal desiderio di giungere a un’idea di Tempo che aiuti l’uomo a vivere meglio e che dia una risposta laica al senso della vita.
Paola Della Valle è ricercatrice di Letteratura Inglese al Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne dell’Università di Torino. Si occupa di letteratura neozelandese e del Sud Pacifico, teoria postcoloniale, gender studies e teatro del Novecento. Ha pubblicato From Silence to Voice: the Rise of Maori Literature (Auckland 2010) e Stevenson nel Pacifico: Una lettura postcoloniale (Roma 2013). Questa è la sua terza monografia.